E’ una storia di giustizia negata, di verità nascoste e dell’oltraggio ad una intera città che ha fatto del lavoro del mare la sua bandiera.
Molfetta è soprattutto una città che per secoli ha lavorato con il mare, la sua flotta pescherecci è stata la più grande della puglia. Da sempre, gli uomini di Molfetta avevano come unica prospettiva lavorativa il mare. “Imbarcati” questo è il termine che si usa da noi per raccontare il lavoro dei marinai, che partono la domenica sera dalla banchina del porto per tornare il giovedì con i motopescherecci carichi di pesce per rifornire i mercati dell’intera puglia.
Il FRANCESCO PADRE, era un peschereccio come tanti, a Molfetta, che come ogni domenica sera è partito per lavorare, la data sul calendario segna il 3 Novembre 1994, navigazione tranquilla, pescato regolare fino a quando un lampo , li colpisce in pieno. Da quel momento inizia una storia di depistaggi e di bugie che ancora oggi vanno in scena nelle aule di tribunale.
Il motopesca Francesco Padre viene colpito da un missile e da numerosi proiettili, la prima versione ufficiale parla di esplosione a bordo, inizia lo spettacolo più drammatico e oltraggioso che i Molfettesi abbiano visto. L’equipaggio, cinque uomini e un cane, viene accusato di trasportare bombe a armi per i miliziani slavi, eravamo in piena guerra in ex Jugoslavia. Una intera città, una intera popolazione di onesti lavoratori del mare, deve difendere quei cinque uomini e un cane, deve difendere la propria dignità da quella calunnia. Sono passati molti anni, ma quella verità non è mai venuta a galla, quei cinque uomini e un cane , sono ancora in fondo al mare che aspettano di essere ripescati. Nessuno ne parla più, solo nel 2009 alla vigilia dell’ultima udienza che segnerà l’archiviazione del caso, un giornalista Gianni Lannes, pubblica il libro NATO, COLPITO E AFFONDATO. Ed La Meridiana, dove finalmente si capisce cosa è veramente accaduto quella notte tra il 3 e il 4 Novembre 1994 davanti alle coste pugliesi. Si comprende perché su questa drammatica storia di lavoro è piombato come un macigno il “segreto di stato” che ad oggi non è stato ancora rimosso. Si comprende una storia che più che di contrabbando di armi ci parla di una sovranità territoriale svenduta al potere della Nato e soprattutto al potere degli Americani.
Uno spettacolo già visto, un dramma già vissuto , che però a causa dei silenzi colpevoli di tutti i protagonisti si è concluso pochi mesi fa con l’ennesima archiviazione.
FRANCESCO PADRE è uno spettacolo per Molfetta, per quei lavoratori del mare che aspettano ancora in fondo al mare di avere giustizia, è uno spettacolo per quella marineria offesa, per tutti gli orfani di uno stato colpevole e bugiardo.
Il Teatro dei Cipis con Corrado la Grasta e Giulia Petruzzella vuole dare voce a quei cinque uomini e un cane, vuole dare voce a quei fasci di legno intrisi di sale, a quelle reti mai tirate, a tutti gli imbarcati di Molfetta, della Puglia, di tutti i paesi di mare che sfidano la natura per portare il “pane a casa” .
di e con Corrado la Grasta e Giulia Petruzzella
regia Corrado la Grasta