Di e con Corrado la Grasta
Regia di Giulia Petruzzella
Produzione Teatro dei Cipis 2006
Semifinale Premio Scenario Ustica 2007
Il testo dello spettacolo “M120XM90” , nasce dall’idea di parlare di uno dei drammi più impopolari della storia attraverso lo sport più popolare: il calcio.E’ il sogno negato di un bambino costretto a rinunciare alla sua passione per il calcio a causa degli eventi storici e drammatici che lo vedono protagonista.Quattro quadri di eventi tragicamente avvenuti, ispirati dalle testimonianze dei sopravvissuti all’olocausto, che hanno come filo conduttore gli occhi di un bambino, divenuto adulto troppo in fretta, che a malincuore smette di rincorrere il suo sogno per poter sopravvivere nell’inferno di Auschwitz.Il primo quadro “la leggenda” fa da apripista narrando le gesta della formazione della Dinamo Kiev, con i suoi valorosi giocatori che sfidano la formazione tedesca della Flakelf . Lo scenario da sfondo al secondo quadro “l’utopia” è quello di Terezin, località poco distante da Praga trasformata in ghetto ebraico durante la seconda guerra mondiale. E’ anche il quadro della speranza in cui, seppure per scopi propagandistici, viene data agli Ebrei l’opportunità di esprimersi creativamente. Viola, marrone, rosa sono i colori distintivi del terzo quadro “la realtà”, quelli con cui venivano contrasseganti rispettivamente i Testimoni di Geova, i Rom e gli omosessuali. Resta il nero il colore più coprente, quello del dottor Menghele, detto anche dott. Morte, artefice di macabri esperimenti sui gemelli deportati.Grigio, come l’umiliazione o la codardia , è il colore che si sfuma nel quarto quadro“la svolta”.La svolta è una liberazione interiore a cui molti anelano, ma pochi realizzano portando al limite la propria esistenza. La svolta è un martirio non meno doloroso della condizione di Haftlinghe, un oppressore oppresso.
GENERE: teatro d’attore
DURATA: 50 minuti ( + eventuale dibattito sul tema dell’Olocausto) SPETTATORI: dagli 11 anni in su
ESIGENZE TECNICHE: Lo spettacolo si svolge in uno spazio teatrale della vostra città o nei plessi scolastici.
Dicono di noi
“Il calcio e i campi di concentramento, la volontà di conservare un sogno e sopravvivere, la lunga, dolorosa vergogna poi di non essere morti, il ricordo del racconto di situazioni ed esempi che continuano a pulsare dentro. L’attore, in uno spazio definito da un quadrato di luce al neon, diversi bidoni con più
funzioni durante la narrazione. Ricordo storico e memoria soggettiva: l’interprete inizia quindi a parlare in prima persona, una drammaturgia costruita utilizzando documenti, testimonianze. Bisogna indurirsi, pensare solo a sopravvivere, accettare ogni cosa pur di superare quel tempo all’inferno creato dagli uomini. L’ultimo quadro ancora in un campo di calcio, ancora ogni sportività negata, tradita, come per la Dinamo Kiev, quel <gol> gridato solo un brevissimo istante lontano da ogni cosa, dalla tragedia della Storia. Buio e applausi.”
Valeria Ottolenghi – Gazzetta di Parma
“Fa notizia che Corrado la Grasta abbia scelto il calcio quale strumento alternativo per tornare sul tema dell’olocausto. L’attore racconta stando al centro di un rettangolo delimitato da quattro neon, irrorato da un buon disegno luci e dove i bidoni dipinti di giallo delimitano le porte. L’effetto è spaesante.
Il calcio in scena ma senza vedere un pallone, una rete: il tema dell’olocausto a teatro e non un cammino fumante, non un metro di filo spinato. Tutto è nella voce, nel gesto.”
Italo Interesse – Quotidiano di bari
“Sulla scena evitando sovrastrutture e orpelli di sorta si muove con agio ed essenzialità , onorando il senso della parola . Con coerenza affronta il tema della shoah senza strafare, utilizzando un apparente originale chiave ermeneutica: lo sport, il calcio. Con vis asciutta e poetica Corrado la Grasta ha proposto M120XM90, ispirandosi a testimonianze di alcuni sopravvissuti, ha animato con sostanziale determinazione quattro quadri in un perimetro luminoso da mura caustrofobiche alla Satre. Da rilevare nel complesso, l’aspetto di una confezione non commemorativa da de profundis.”
Gianluca Doronzo – Puglia
“Corrado la Grsta, attore e autore del testo, sceglie di raccontare in un modo del tutto nuovo uno degli episodi più neri della storia, il dramma della shoah reso attraverso l’espediente del teatro di narrazione.
In uno spazio minimale e stilizzato si muove poco, l’unico attore in scena .Una scena desolata e vuota, nera, che fa sentire la minaccia imminente della sofferenza e della morte. Un ultimo grido strozzato rimane nell’aria e mette fine ad uno spettacolo che tocca il cuore e ci ricorda di non dimenticare mai.”
Nelia Pansitta
Laboratorio Critica festival Irruzione Pubblica Teatro Kismet – Bari
“Un rettangolo di luci al neon sul pavimento, quattro bidoni di metallo e quattro bidoni gialli.
Una valigia, un cappello. Uno scenario freddo che lascia immaginare l’atmosfera dello spettacolo.
Un esibizione coinvolgente al punto da inghiottire lo spettatore: così può capitare, come è successo a chi scrive, di essere riportati indietro nel tempo lì, nei campi di concentramento, inebetiti di fronte ad un dolore immenso, disperante ed allo stesso tempo di una potenza tale da togliere persino la capacità di piangere.”Francesca Cecilia Lauta
Laboratorio Critica festival Irruzione Pubblica Teatro Kismet – Bari
“Un solo performer che riesce a tenere in piedi più storie. E in ciascuna, la rappresentazione della dura antitesi tra una passione, un istinto vitale al quale aggrapparsi come ancora ultima di salvezza, ed uno dei più drammatici eventi storici dell’epoca moderna, l’olocausto.
L’idea di associare uno sport popolare come il calcio, ad una tematica così impegnativa ed impegnata, agevola la fruizione di quest’ultima, e in un certo senzo la alleggerisce, senza però svuotarla delle sue implicazioni più drammatiche. L’accostamento risulta dunque inedito e, a giudicare dal fragore degli applausi del pubblico in sala, decisamente ben riuscito.”
Sara Tetro
Laboratorio Critica festival Irruzione Pubblica Teatro Kismet – Bari